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Andrea Di Biagio
Save the Mekong
Save the Mekong è un progetto fotografico a lungo termine che ha preso vita nel 2012, con l’intento di documentare, nel corso degli anni, le drammatiche trasformazioni ambientali e sociali causate dallo sfruttamento delle acque del fiume Mekong, a seguito della costruzione di dighe lungo il suo corso.
La Banca Mondiale, da tempo, finanzia progetti che promuovono lo sviluppo nel Sud del mondo, tra cui la costruzione di grandi impianti idroelettrici. Sebbene queste iniziative siano presentate come un’opportunità per la crescita economica, l’impatto sul fiume e sulle popolazioni che vi dipendono è devastante.
Il Mekong, che nasce dall'altopiano tibetano in Cina e attraversa Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam, è la più grande riserva di pesci d’acqua dolce al mondo. Con i suoi 5.000 chilometri di lunghezza, è chiamato “fiume madre” e gioca un ruolo cruciale per gli ecosistemi del Sud-est asiatico. È fondamentale non solo per la pesca, ma anche per l’irrigazione e la navigazione, sostenendo la vita di circa 60 milioni di persone che da sempre dipendono dalle sue acque.
Tuttavia, la costruzione di nuove dighe sta minacciando irreparabilmente questo delicato equilibrio. Il blocco del fiume impedirà la migrazione dei pesci, mettendo a rischio la sopravvivenza di intere comunità. Inoltre, molti villaggi sono destinati a essere forzatamente ricollocati per fare spazio alla costruzione delle dighe e ai bacini d’acqua, costringendo milioni di persone a cambiare radicalmente il proprio stile di vita.
Le dighe già presenti lungo il Mekong e i suoi affluenti sono 65, mentre oltre 11 sono in fase di progettazione. I paesi più coinvolti in questo processo sono Laos, Cambogia e Vietnam.
Nonostante gli avvertimenti di esperti, ambientalisti e delle stesse comunità locali, i danni derivanti dallo sfruttamento delle acque del Mekong continuano ad aumentare. Le conseguenze colpiranno non solo le popolazioni che da sempre vivono nel bacino del fiume, ma l’intero ecosistema che lo circonda.
Il modello di sviluppo che ha preso piede nel Sud-est asiatico, fondato sulla costruzione di dighe e infrastrutture idroelettriche, rappresenta una minaccia per il futuro del nostro pianeta e per la stessa sopravvivenza delle persone che dipendono da queste risorse naturali. La nostra stessa esistenza è legata a quella del Mekong, e il suo futuro è in pericolo.