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Andrea Di Biagio
Sarajevo
Sarajevo è una città che incarna le contraddizioni della storia, un luogo dove la spiritualità di diverse religioni si mescola con le cicatrici di un passato doloroso. Culla di culture e fedi diverse, Sarajevo è stata, per secoli, un punto di incontro tra musulmani, cristiani e ebrei, un esempio unico di convivenza pacifica. Le sue moschee, chiese e sinagoghe raccontano la forza di una città che, nonostante le difficoltà, ha sempre saputo mantenere la sua identità plurale e accogliente.
Tuttavia, Sarajevo è anche una città che ha vissuto uno dei momenti più tragici della sua storia recente: l’assedio che l’ha devastata durante la guerra dei Balcani negli anni ’90. La capitale bosniaca è stata martoriata, i suoi abitanti intrappolati per quasi quattro anni, costretti a convivere con la sofferenza, la paura e la morte. Le cicatrici lasciate da quel conflitto sono ancora visibili nelle mura degli edifici distrutti, nei monumenti commemorativi e nelle testimonianze di chi ha vissuto quei giorni terribili.
Oggi Sarajevo è una città che, sebbene ferita, è riuscita a rialzarsi. La sua resilienza è palpabile, e il contrasto tra il passato e il presente è evidente in ogni angolo: dai mercati vivaci alle piazze affollate, dove si intrecciano ancora oggi diverse culture e religioni. Nonostante la ricostruzione e la voglia di riscatto, Sarajevo resta una città che porta con sé una memoria dolorosa, un simbolo di una guerra che ha segnato profondamente l’intera regione.
È proprio per questa storia complessa e struggente che Sarajevo è diventata anche un importante punto di riferimento per il fenomeno del “dark tourism”. I visitatori giungono qui non solo per scoprire la sua bellezza e la sua cultura, ma anche per comprendere le atrocità della guerra e rendere omaggio alle vittime di un conflitto che ha lasciato un segno indelebile.
Il reportage fotografico cerca di catturare questa Sarajevo: una città che, nonostante le cicatrici, conserva il suo spirito indomito. Una città dove le ferite della guerra non sono mai dimenticate, ma che continua a guardare al futuro con la forza di chi ha vissuto l’inferno e ne è uscito più forte.